Classe: Actinopterygii
Ordine: PERCIFORMES
Famiglia: Trachinidae
Genere: Echiichthys
E' la più piccola delle tracine
Il corpo fusiforme è coperto di piccole squame in linee oblique.
La linea laterale è alta e asseconda il profilo del dorso, fino al termine della seconda pinna dorsale, dove ha una forte flessione; su di essa vi sono mediamente 60 squame. La testa è robusta e meno rincagnata delle congeneri. L'occhio è grande e il margine superiore sfiora il profilo del capo. Nell'estremo superiore dell'arco sopraorbitario non vi sono spine.
La bocca è ampia, tagliata obliquamente ed ha la mascella inferiore prominente. I denti sono villiformi e disposti a fasce su ambedue le mascelle, sul vomere e sui palatini. Non vi sono squame sulla testa, tranne alcune sugli opercoli.
La spina opercolare è a forma di daga ed è in comunicazione con due ghiandole velenifere situate sotto la pelle, sopra l'osso opercolare.
Le pinne dorsali sono due. La prima è triangolare, con 5-7 raggi spinosi canalizzati a ghiandole velenifere e rivestiti da pelle sottile, da cui emerge solo la punta. La seconda dorsale è lunga e ha 21-24 raggi molli, di cui i primi e gli ultimi sono più bassi, mentre gli altri hanno altezza pressoché uguale. L'anale ha 1 raggio spinoso e 24-26 molli è opposta e leggermente più lunga della seconda dorsale. La pinna caudale (15 raggi) spatolata e col margine posteriore tagliato dritto. Le pettorali (14 raggi) sono abbastanza ampie e con lobo superiore appuntito. Le ventrali (1 raggio spinoso e 5 molli) sono corte e inserite in posizione giugulare.
Il colore è grigio giallastro con puntini scuri sul dorso; i fianchi sono più chiari e il ventre è bianco. Si mimetizza col colore della sabbia, solo la macchia nera della prima pinna dorsale è evidente. Altri puntini brunastri seguono l'andamento delle file trasversali di squame. La caudale è marginata di nero. Le pettorali sono giallastre.
E' una specie che predilige la costa e nei mesi estivi si trova a bassissima profondità, semi-infossata nella sabbia. Possiede il veleno più potente dei pesci presente nei Mari italiani. Il veleno è limpido e azzurrastro che diventa opalescente con l'animale morto.
Le sue ferite sono molto dolorose e urenti e, con persone predisposte, si può verificare un quadro comprimissorio delle funzioni vitali. Sono più pericolose le ferite provocate dalle spine opercolari. L'effetto del dolore viene attenuato mettendo a contatto della zona ferita un corpo caldo o immergendola in acqua calda; si consiglia di ricorrere a mediche. Nella stagione invernale si spinge verso acque più profonde.
La riproduzione è nei periodi primaverili e le uova e stadi larvali sono pelagiche. Si nutre di crostacei, vermi e molluschi, ma attacca un po' tutti gli altri pesci. Si pesca con gangamelle e sciabichelli, o coi retini da gamberi.
Abbocca facilmente alle lenze. Ha carni buone, bianche e gustose nella zuppa di pesce. Le sue dimensioni non superano normalmente i 14 cm.
E' comune in tutte le coste italiane, con maggiore frequenza nell'alto Adriatico.